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Cinque nazioni a cena con me: l’internazionalità è a tavola

Ho messo questa bella foto di cibo italiano al solo scopo di invogliarvi a leggere l’articolo.

In realtà, oggi parliamo sì di cibo, ma di quello quotidiano, e non di quello che vorrei, con quelle belle fettine di prosciuttino, yum.

Allora, oggi sono andata a fare la spesa in un supermercato turco.

Volevo sapere cosa vendono, cosa c’è di caratteristico e, soprattutto, cosa c’è di turco.
In Olanda è normale trovare cibi misti in un supermercato qualunque, da AH (Albert Heijn), a Jumbo, a Dirk – che sarebbero i Conad, Coop ed Esselunga della situazione.
Capirete che un supermercato che si dichiara turco attiri la mia attenzione curiosa come sono, e pure tanto.
Primo impatto: è tutto costosissimo. Madò. Hai capito li turchi.
Più costoso di un supermercato olandese. E no, non sono le spese di importazione, alcuni di quei prodotti ci sono già alla Coop locale e costano meno.
All’ingresso ho trovato mega cassette di frutta e verdura come quelle dei mercati generali.
Dentro, ho trovato il gotha dei prodotti turchi.
Un enorme bancone, ordinato per il lato lungo della struttura, e animato da un inserviente (un tizio vivo), ospitava cibi pronti come in rosticceria. Ovviamente turchi, quindi non ho capito cosa fossero.
Non ho chiesto perché il mio olandese non è a un livello tale da poter chiedere “scusi, che cos’è questa cosa” e sentire la spiegazione in olandese con accento turco. Senza contare che io non posso mangiare pesce. Non so se in Turchia si mangi pesce, ma meglio non rischiare, quindi ho tirato avanti.
Alla fine del bancone, lo stesso tizio vivo gestiva anche il reparto macelleria, la slagerij. Certi tagli di carne che il mio amico Adriano direbbe “addio Roma, vado via, da zero a 100 km in 5 secondi e senza rancore”. Grandi, spessi, di taglio magro e basso-basso costo.
Ho tirato avanti, perché ero entrata per curiosare, ma ci devo tornare per quella carne, promesso.
Venti minuti, per girare tutti gli scaffali pieni di ogni ben di dio, o almeno credo, perché era scritto tutto in turco, quindi, in effetti, non saprei a quale ben di quale dio io stessi ammiccando esattamente.
C’era l’angolo pentolame, come Mondial Casa, o come Panorama oppure Auchan. Sia mai che ti si rompe un bicchiere. Mi pare una cosa intelligente, da mettere in un supermercato.
Poca scelta di rotoloni da cucina, discreta carta igienica, mega pacchi di riso di ogni tipo e tanto henné.
No pane, a parte quello confezionato tipico turco.
La parte di sinistra, tirata su tutta a suon di noccioline, altra frutta secca e mais tostato.
Merendine, cornetti, nutella.
Un cella frigorifera con prodotti così ambigui che non ero sicura di stare decifrando correttamente, e poi avevo freddo, la temperatura era simile a quella delle sale operatorie, il mio cervello stava smettendo di funzionare. Sono uscita prima che il ghiaccio mi attaccasse, ma non senza aver sfilato l’unica confezione che ho capito.
Mi sono detta ‘meno male che non vivo in Turchia, morirei di fame. No beh, forse starei studiando il turco, non morirei di fame. Comunque shampoo si scrive simile, i capelli me li potrei lavare. E se invece per lavarli sto prendendo una salsa idratante di noccioline?’
Ovetti kinder alla cassa, il marketing degli scaffali non muore mai.
Se ho visto cose strane? Penso tutte, erano turche e incomprensibili.
Non ho visto cibo Dutch. O se c’era, dormivo. O mi hanno narcotizzata per non farmelo ricordare.
Gli impiegati erano turchi. I clienti sembravano turchi e parlavano turco. Una cassiera scocciata dalle fattezze turche faceva il conto in olandese.

Alla fine sono uscita con una spesa esemplare e con 10€ ho comprato questo, che vado ad illustrarvi:

Savoiardi tipici turchi:
Wafer al cioccolato fondente tipici turchi:
Cellentani turchi e conchigliette turche, marca diversa per provare come tengono la cottura:
Cracker salati in superficie turchi:
Affettato di tacchino turco (o ‘affettato turco di turkey’, il mio gioco di parole preferito di questo articolo):
Una confezione di rotoloni per la cucina
(photo missing, ci servivano e abbiamo subito aperto il pacco.)
Risultato:

I savoiardi sanno di savoiardi italiani, tengono bene inzuppati nel latte, ci devo fare il tiramisu, sono prodotti in Austria.
I wafers sanno di wafers italiani, con crema al cacao, proprio buoni, sono prodotti in Austria pure questi.
I cellentani sanno di pasta italiana, tengono la cottura perfettamente, che bello finalmente ci sbarazziamo delle solite penne! Io poi, che detesto la monogamia pastara nel piatto. Sono prodotti in Turchia, by the way.
Pure le conchigliette ho visto che sono prodotte in Turchia, mi daranno le stesse soddisfazioni, lo sento.
I crackers non saprei dirvelo perché il pacco è finito in camera di mia figlia.
L’affettato di tacchino turco non è prodotto in Turchia, ma ha un marchio di garanzia del consorzio Islamici in Germania.
I rotoloni per la cucina hanno una profumazione a base di detersivo, molto allettante quando ti servono per pulirti la bocca. Io sapevo che per l’alito pesante bastava non mangiare topi morti e lavarsi i denti con regolarità.

In sostanza, non sai mai cosa mangi, avoglia a leggere le etichette.

No, non mi do al bio-macro-veg-etc.
Sì, sono una sperimentatrice in tutto quello che faccio, dal lavoro al cibo. Non ho comprato niente di più solo per ragioni di allergie. (Per il momento).
Ho pensato a Federica, corrispondente dalla Turchia per Donne Che Emigrano, promessa sposa di un fantastico ragazzo turco, e mi sono chiesta “ma che mangia quella ragazza?”. Federica, se mi leggi, cosa mangi?
Tutto il mondo è paese e dovunque vai trovi sempre la Nutella. Incredibile.
Andare al supermercato è divertente!
Non siamo gli unici a produrre pasta vera.
Stasera ho cenato con un italiano, un turco, un austriaco, un tedesco e un olandese, e me la sono goduta.

Ho messo questa foto solo perché lo sapete che sono una fissata della spiaggia; in realtà, ho cenato a Utrecht.

Ps.
La salsa idratante di noccioline non esiste.
Almeno spero.
Settembre 2017