displaced_by_larafairie

Vertigine

È un ricordo di una spilla da balia che carica anche un pezzo di pelle e la trapassa senza fermarsi, fino a fare uscire il sangue.

È uno spillo per diabetici per misurare l’insulina che ti buca l’unghia. È impossibile, dicono, però questo c’è riuscito.

È quel buco che ti fai al dito con la buca fogli e ne ricavi un tondo color di sangue rosso perfetto, e quella sua forma circolare.

È il dolore del rompersi una gamba, ed essere costretti a camminare perché non hai di che ripararti.

È uno sparo nel buio.

È uno sparo nella coscia, il sangue cola caldo, stringi forte, non riesci nemmeno a gridare.

È uno sconosciuto che improvvisamente ti strangola, e tu continui a chiederti perché non sei rimasto a casa.

È un buco dentro. Ha forma tonda, ti attraversa, ti buca l’intestino, non c’è – semplicemente – niente.

È il riscatto della vita. È il colpo al cuore, heart shot. Il subbuglio di un improvviso nervoso.

È un crescere lento dei pensieri, fino a che non ti invadono ogni ora e non pretendono che li ascolti, bussando alla porta delle tue orecchie, perché il cuore già ce l’ha un’opinione ma gli serve l’aiuto della testa. Che invece è altrove.

È una grande canna, fumata fino a rimettere le viscere, perché è troppo, la pressione è troppa, urlare non si può e tu sei compresso, e credi di esplodere. Bum.

Bum.

È un coltello a lama lavorata. Infilato lentamente nella carne delle budella e girato a torsione lenta, ma così lenta, che solleva ogni singolo lembo di pelle, sposta le carni, le stacca dai loro fili e dalle loro connessioni, affonda ancora, gira ancora, estirpa l’intestino, lo spacca a elica con quel suo movimento, lento, con il sangue che ricopre le ginocchia, ricopre il pavimento, ricopre le mani.

È un vomito. È un grido disperato senza fiato.

È una spinta violenta data al centro delle tue scapole mentre cadi in un burrone, di cui intravedi solo buio e spigoli, ma la parte che fa più male resta la spinta.

È la morte che ti sveglia e ti costringe alla vista eterna, appeso tirato per i capelli, ti costringe a guardare i momenti di bivio in cui hai fatto tutte le tue scelte. Perché la morte lo sa che sono quelli i momenti peggiori, e non la strada, no: proprio quel punto fermo. La morte ha stretto un patto con il diavolo per tutte le anime che si dannano di aver scelto male.

È la scelta che facciamo e come la usiamo. E a volte non è una scelta che facciamo, ma dobbiamo.

È devastante. È molto doloroso, fa male, accidenti se fa male.

È un proiettile in testa.

È un proiettile che ti squarcia un polmone.

È un groviglio di lamiere che ti spezza in più parti e ti incastra fino a soffocare.

È un nocciolo di ciliegia che va di traverso.

È una reazione allergica.

È incredibile, in-cro-ya-ble.

È l’adrenalina con tutta la sua follia.

È la follia di fare una scelta che abbia troppa adrenalina.

È il rovescio di tutte le medaglie, delle convinzioni e delle certezze.

È il dolore di stomaco quando bevi veleno.

È tossicodipendenza, e tu sei un drogato. Lo eri, lo sei, e lo sarai per sempre.

È tremendamente sentirsi vivi.

Photo credits: ‘Displaced’ by Lara Jade