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Alloro

Utrecht, 20 Novembre 2018, 6:13 pm.
Mi capita spesso di fissare il foglio bianco e chiedermi come fare a iniziare.
La questione si fa buffa nel caso odierno, perché ciò che voglio dirvi è che sono stata ufficialmente insignita della definizione di scrittrice, oggi.
E come diamine fa una scrittrice ad avere il panico da foglio bianco?
sono stata all’Università.
Non ci sono andata da studente.
Non ci sono andata nemmeno da insegnante.
Ci sono andata da oggetto di studio.
Cioè, c’è della gente che studia me.
Al corso di Lingua e Cultura Italiana all’Università di Utrecht, c’è un modulo dedicato all’immigrazione e la Docente ha deciso di far studiare ai ragazzi gli scrittori italiani che risiedono nei Paesi Bassi.
Mi sembra di avere la gobba di Leopardi e l’attitudine di un bambino di fronte a una palette di colori.
Le ragazze hanno dovuto leggere i miei pezzi; mi hanno intervistato; mi hanno filmato e ora faranno di me un documentario.
Io gioco e scherzo, e faccio la scema qui, ma la verità è che non ho le parole giuste per descrivere questa incredibile emozione che fa parte di me.
So che, se non fosse stato per l’Olanda, tutto questo non sarebbe successo. Gli eventi compongono sempre una catena. Ancora una volta, un battito d’ali che si riflette.
So che ho già pubblicato, sono già, tecnicamente, una scrittrice.
Ma ho sempre fatto tutto per istinto e vita interiore.

L’evento che si è concretizzato oggi mi rende, però, onorata.

Grazie a tutti. Anche a voi che mi state leggendo ora. Perché se tutto questo è stato possibile, è anche merito vostro.
trio medusa e babba natala

Con il Trio Medusa a Radio Deejay

E’ un natale un po’ speciale quello che vi auguro con minuscolo anticipo, insieme agli amici del Trio Medusa.

Che possiate sorridere ed essere sereni per almeno qualche ora, ovunque voi siate,

che possiate trovare la gioia nelle piccole cose

e che, soprattutto, possiate

credere sempre.

Buone feste 🙂

il bacio più famoso della fotografia

Voglio scrivere per viaggiare e viaggiare per scrivere.

(201110021900)

Voglio raccontarvi di quei baci alla stazione, delle foto ricordo. Degli sconosciuti infiltrati nei ricordi di tanti altri, dei frammenti di vita immortalati in promesse, su pellicola destinata a sfumare. Degli abbracci in sala d’attesa, e dei saluti gridati al binario rincorrendo un finestrino opaco in movimento. Dei sorrisi lanciati dal predellino, di quei ciao sommessi a fior di labbra, come ventriloqui, mentre un velo di tristezza appanna gli occhi. Degli scambi di sguardi da film muto, delle piccole e grandi lacrime versate, una volta a bordo, o una volta soli sulla banchina. Dei paesaggi osservati dall’oblò, mischiati alla texture di pensieri sui momenti appena vissuti, o al resuming di una vita, quasi come se ogni volta fosse un bilancio. Delle attese per la prossima occasione. Dei minuti interminabili che precedono la separazione, o della contentezza che precede la partenza. Dell’eternavoglia di muoversi, e acquietarsi, in braccia calde e rassicuranti, una ricarica di vita breve ma intensa. Della voglia di portare la ricarica con sé per un viaggio perpetuo. Della voglia di vivere. In una lingua straniera, in un tramonto, in un sorriso.

Scritto il 2 ottobre, alle 19:00, sulla pensilina della stazione di Venezia.

photo credits: Robert Doisneau, Il bacio