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Sheldon e il Natale

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Ho passato un bel Natale.

Al terzo dicembre sono tornata a casa.

L’ultimo passato in Italia non era stato granche’, era il 2015, ero pressoche’ sola. E quello prima mi sentivo sola lo stesso.

Quest’anno e’ stato diverso.

E’ stato in famiglia, 24 e 25.

Ed e’ stato strano.

Nello stesso momento in cui sapevo di essere a casa e mi sentivo comoda con chi avevo accanto, percepivo l’essenza fluida e vanesia del concetto del Natale e la sua quasi inutilita’ nel festeggiarlo.

Mi sono sentita Sheldon in un episodio di Big Bang Theory: completamente fuori luogo, immersa in un acquario addobbato a festa con pesci consapevoli e felici.

Mi sono sentita piccola e diversa.

Un po’ grinch.

Un po’ arrabbiata con me stessa.

Tutto quel che c’era avrei potuto averlo in un qualunque altro giorno, perche’ aspettare il Natale?

Perche’ fare regali imposti dalla tradizione? Che tradizione e’ mai questa?

Perche’ farsi gli auguri di Natale, che cosa significa?

Sheldon mi guardava curioso spiandomi da dietro una poltrona del salotto, mentre mi facevo queste domande. Io sentivo il suo giudizio, e la sua vocina che mi sussurrava “allora lo vedi che il mio personaggio non e’ strano?”.

Sentirsi Sheldon a Natale e’ quantomeno inquietante.

Non ho perso il cosiddetto spirito natalizio.
Ho comprato bicchieri di plastica con disegni a tema e li ho usati fin dal primo del mese.

Ho fatto due alberi.

Mi sono addobbata come un terzo in occasione del pranzo aziendale.

Mi sono travestita da umpalumpa lappone in occasione del pranzo famigliare.

Ma non riesco a concentrare questo spirito in soli due giorni.

Non riesco a concepire la parola ‘auguri’ e il gesto ‘tieni questo e’ il tuo regalo’.

E comunque di pacchetti ne ho fatti tanti.

Sara’ una cosa di quest’anno.

Sara’ che la mia vita e’ cambiata.

Sara’ che io sto di nuovo cambiando.

Vorrei solo che fosse Natale ogni giorno nello spirito di comunione che ci dovrebbe tutti accompagnare come individui.

In qualunque parte del mondo.

Per qualunque razza o religione, senza alcuna distinzione.

Vorrei ci fosse quel calore sempre.

Vorrei che nessuno se lo dimenticasse, mentre divora il tacchino con la messa in sottofondo e ciarlando dei politici, e poi tirando via per strada di fronte a chi chiede l’elemosina quando esce per la passeggiatina digestiva, mentre cammina risucchiando il fondo della coca cola comprata al mc donald’s.

Sheldon ne faceva una questione di mancanza di prove scientifiche.

Io ne faccio una questione di chi siamo – dove andiamo – qual e’ il senso della nostra vita.
Anyways, in ogni caso oggi io e lui siamo accomunati.

Mentre ci penso, mi sento sempre piu’ strana e mi guardo da fuori, cercando di non giudicarmi troppo ma due domande me le faccio lo stesso.
Mi siedo sulla poltrona, la stessa da cui Sheldon mi osserva.