tattoo ace of spades

Demone artista

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La questione di Tinderen e delle tossine è un po’ il tema dominante di questo luglio.

Ho attraversato un mese complesso, che mi ha vista aumentare la mia produzione artistica per la prima volta dopo anni. E questo comunque è un bene.

Ci sono arrivata facendo un giro molto largo, partito nel 2020.

Durante il fermo dell’anno scorso, c’è stata una persona che mi ha fatto riflettere su me stessa.

Ero già avanti nel mio viaggio, ma c’erano degli aspetti che ancora non riuscivo ad affrontare nella maniera giusta per smantellarli, ed altri di cui non ero davvero cosciente.

Questa persona, parlando di sé e facendomi parlare di me, mi ha aiutata inconsapevolmente. Non ha detto cose particolarmente originali che qualcun altro non avesse mai detto. I concetti sono sempre quelli, a volte. Ma si è recettivi in maniera diversa, per via dello scambio di energie che si crea tra persone.

Con alcune, il collegamento è tale che pure se ti dicessero ‘carciofi’, tu ci troveresti un senso molto profondo.

Con alcune persone ti senti più a tuo agio. Di alcune persone ti fidi, o ti fidi di più.

Alcune persone sai che non ti tradiranno, o almeno così dovrebbe andare – poi, la vita accade -, perché sono le stesse persone che si raccontano con te, e con te mettono la loro anima a nudo, tirando giù le barriere della mancanza di fiducia, sentendosi finalmente liberi.

Alcune persone entrano a far parte di te e tu non ti sei nemmeno accorto come, quando è successo, perché, né quanto ti stiano aiutando a riflettere e crescere.

Atteggiamenti e abitudini dell’altro che danno forma ai tuoi lati oscuri, a un tratto sono lì di fronte a te, e hai due scelte: rifiutare di nuovo tutto a prescindere, solo perché lo hai sempre fatto e non conosci altra strada, o ammettere ciò che è altro da te, diverso da te, l’ombra di te, e accettare di cominciare a scavare, in un viaggio verso il basso molto doloroso.

Penso a emozioni incompiute, che hai messo a bollire lasciandole attaccare sul fondo della pentola e non avendo il coraggio di avvicinarsi più, perché la puzza è troppa.

Sembra tutto molto complicato?

In realtà non lo è. Fatemi riportare il concetto a un livello semplice:

Ci sono persone che ti aiutano ad aprire gli occhi sulla tua stessa vita e ti danno quella spinta necessaria a uscire dal tuo torpore e affrontare gli ultimi demoni rimasti.

Tra i demoni rimasti, c’era quello della creatività, sempre lasciata là, buttata in un angolo, un po’ maltrattata, poverina.

Accettare di essere un’artista, in un mondo – quello contemporaneo – che di fatto espelle il concetto prima ancora che sia nato, è stato il durissimo passo successivo.

Con la ripresa del mondo, e la necessità di portare avanti la vita così com’era, il demone artista ha sviluppato tutto un suo piano B. Sviluppato, abbozzato, ma ancora leggermente offuscato. Fino a questo luglio. La persona che mi ha aiutata in questo viaggio complice fino alla fine.

E anche qui, ho avuto due scelte: chiudermi e tornare indietro a ciò che conoscevo già e avevo già fatto mille volte, o mettere in pratica ciò che avevo imparato nell’ultimo anno, liberare le tossine, prendere il demone artista per le corna (non lo so, ce le ha le corna?) e approfittarne per cavalcarlo. Ora o mai più.

Si dice che alcuni artisti producano meglio quando soffrono. Altri fanno molto di più quando sono felici. Io non rientro nella seconda categoria. Ma va bene, ognuno sfama il proprio demone come meglio crede, come meglio sa fare. Il mio sta mangiando pensieri, gocce di sale, parole, foto, disegni su carta e sulla pelle. Sta mangiando note musicali. Si sta mangiando anche le ore notturne, e va a fare il rettile al sole.

Ero su youtube, l’altro giorno, e l’occhio mi è caduto su un commento sotto a un video:

“and that’s why I get excited when artists start dating, when they break up they release some fire tracks”.

Mi ha fatto sorridere un bel po’. Ho pensato che è cinico, ma anche tanto vero.

Artist demon

The thing with Tinder and toxins is the dominant theme of this July.

I had a complex month, during which my art production increased for the first time in years. I actually got here by taking a very wide loop, started in 2020.

During last year’s detention, there has been a person who helped me make some self-reflection.

I was already well along on my journey, but there were some aspects that I still couldn’t deal with properly, and some others that I wasn’t totally aware of.

This person talked and made me talk, and he unknowingly helped me. He didn’t say anything that was particularly original. The basic concepts are always the same, but one is receptive in a different way, depending on the exchange of energies that happens between people.

With some of them, the connection is such that even if you were told ‘artichokes’, you would find very profound meaning in it.

You feel more comfortable with some people. You trust them.

Those won’t cheat on you, or so it should be – then, life happens -, because they’re the same people who get their soul naked with you, putting down the walls of trust issues, finally feeling free.

Some become a part of you and you don’t even know how it happened, when, why – or how much they are helping you to reflect and grow.

Attitudes and habits that are the shape of your dark sides, suddenly become real in the other person, and you have two choices: to reject again regardless because that’s what you always do, or to admit what is other than you, and start doing your shadow work.

I am talking unfinished business, complex emotions that you’ve put to a boil by letting them stick to the bottom of the pot and not having the courage to get closer because the smell became too strong.

Does this all sound complicated?

It really isn’t. Let me bring the concept back to a basic level:

There are people who help you open your eyes and give you the boost you need to get out of your slumber and face the last remaining demons.

Among the demons left was creativity, always left there, thrown in a corner, a little mistreated, poor creature.

Accepting to be an artist, in a world – the contemporary one – which in fact expels the concept even before it’s born, was the very hard next step.

With the world opening back up, and the need to carry on with life as it was, the artist demon developed a whole plan B. It was sketched, but still slightly clouded. Until this July – the person who helped me in this journey, complicit to the end.

And again, I was left with two choices: shut myself up and go back to my usual past, or set myself free, put into practice what I had learned the last year, release the toxins, take the artist demon by the horns (does he have horns?) and ride this opportunity. Now or never.

It is said that some artists perform better with suffer. Others do much more when they are happy. I don’t fall into the second category. But that’s okay, everyone feeds his artist demon as they see fit. Mine is eating thoughts, drops of salt, words, photos, drawings on paper and on the skin. He is eating musical notes. He is also eating night hours, and going reptile in the sun.

I was on youtube the other day, and my eye fell on a comment under a video:

“and that’s why I get excited when artists start dating, when they break up they release some fire tracks”.

It made me smile. I thought it’s cynical but very true.

Federico Beccari - no title

Speculum

(201510021236)

Questo non è un nuovo post, ma un nuovo posto. il mio, che sto cercando fortemente e che in questi ultimi mesi si è fatto prepotente.
Questo è il nuovo posto dove ammetto, a me e a quei pochi che mi leggono, che così non va, niente bene.
it’s not just finding love in a hole. it’s a matter of finding someone to keep yourself warm.
le persone che come me hanno vissuto una vita segnata fin dalla tenera età non sanno comportarsi da grandi. imparano presto a discernere, al punto da esercitarsi a staccarsi dal proprio corpo, per ‘vedere cosa succede ad essere nella vita di qualcun altro’. un disagio enorme, dovrebbero esserci frotte di psicologi e analisti ad inseguirmi per questa affermazione che riguarda la mia infanzia.
ma come le cose si ripercuotono su un adulto, nessuno di loro lo sa se non per teoria (e fortuna loro).
chi riesce a crescere, da quel momento in poi lotterà alla ricerca di modelli ripropositivi. sarà fortunato se riuscirà a sopravvivere. vivrà nell’allerta h24 di un braccio che si alza all’improvviso, di una voce che si alza all’improvviso, di un rimprovero, di un giudizio. noi saremo sempre pronti ad applicare il gioco che facevamo da piccoli, lasciare il corpo e fare un giro con la testa, perché ‘quel corpo in quel momento non è il mio’.
noi non saremo capaci di costruire relazioni sociali. andrà male con i colleghi, con gli amici e, punta naturale di diamante, con i partner.
noi ci rifugiamo, in mondi nostri, dove nessuno entra. siamo le note delle musiche. o siamo libri. siamo quel sogno di diventare qualcuno che, ancora una volta, verrà smontato con prepotenza e perderemo un altro punto che ci allontana dall’autostima.
siamo quelli che ogni tanto si rendono conto che sono meglio di ciò che credono per il solo fatto di essere qui, di essere sopravvissuti.
siamo quelli con l’incubo della morte. dell’assassinio, dell’incidente, della violenza, del dolore fisico, ancora una volta. siamo quelli che non dormono, nemmeno con ausilio di qualcosa.
siamo quelli che a un certo punto ci stanchiamo di soffrire e cerchiamo un partner che sia l’opposto di noi, calmo, delizioso, solare, sereno, sorridente, pieno di voglia di crescere e lo aiutiamo. ci buttiamo a capofitto perché il suo modo di essere è quello che ci serve – magari ci aiuta a venirne fuori. e in parte magari ci riesce anche. ma il tempo è un giudice severissimo che non fa sconti e non aspetta e prima o poi ti presenta il conto e ti chiede ‘e ora che hai avuto quello che credevi di volere, sei sicura che vada bene? sei guarita?’
no, non sono guarita. quelli come noi non guariscono, e forse non possono e non devono appoggiarsi alle spalle di altri che, in fondo, non ti stanno nemmeno tenendo perché non capiscono di cosa parli e pensano che è ok ascoltarti ogni tot.. mentre tu li aiuti a costruirli, tutte quelle cose che non riesci a fare per te e le fai allora sull’altro.
forse, e dico forse, le persone come noi hanno bisogno di persone dalla trama complicata come noi. non per deprimersi insieme, ma per trarre il buono che l’altro ha imparato e provare ad applicarlo per sé, ma soprattutto per sentirsi spiriti in comunione: del genere ‘sì, sento che mi capisci’. per sentirsi davvero capiti, e sentirsi allora davvero liberi. abbandonando tutte le maschere, le parole non dette, i racconti non fatti – perché non c’è vergogna ma solo il tuo speculum. è bello ipotizzare che viaggiando insieme come un solo individuo si stia meglio, si migliori e si guarisca davvero per certi aspetti. e se non guarisci, lo speculum non ti fa domande, non ti guarda strano, non ti mette fretta, non ne fa un nodo. ma, semplicemente, ti accetta per quel che sei e si incastra in te.
se in tutto ciò bisogna per forza trovare una definizione di amore, allora forse è questo, quest’ultimo passaggio. e per quanto ci piaccia ricercare e trovare definizioni oggettive, non ne avremo mai una su certi argomenti. forse l’amore è solo l’equilibrio tra le parti, che non si perde mano a mano che subentrano i ricordi e il passato, e senza alcuna -tassativo- volontà di cambiare l’altro.

photo credits: Federico Beccari, senza titolo