augurio

L’augurio

(201512271942)

Si stanno diffondendo gli auguri per un nuovo anno. Nemmeno è finito questo, che siamo tutti pronti a chiuderlo in gran fretta scattando sull’ultima fascia, perché ogni volta ci lamentiamo di quanto gli ultimi mesi siano stati brutti, di quanto ogni volta sia stato peggio, di quanto siamo pronti ad aspettare il nuovo e a vedere cosa c’è dietro l’angolo, anche se poi il coraggio di affrontare le svolte siamo in pochi ad averlo.

Allora, io gli auguri ve li faccio da oggi, e ve li faccio nell’unico modo che conosco. Scrivendo.

Io vi auguro di avere il coraggio di voltare pagina, a partire dal primo gennaio.

Vi auguro di trascorrere la notte del 31 senza rimorsi né rimpianti, che siate da soli o nel mezzo di una festa di paese.

Vi auguro di essere certi delle scelte che fate, per evitare di sentirvi male dopo.

Vi auguro di scegliere con oculatezza le compagnie che frequentate, per migliorarvi ogni giorno di più.

Vi auguro di rimboccarvi le maniche per mettere in pratica il progetto che è chiuso nel cassetto da sempre.

Vi auguro di attivare l’orologio biologico, che vi consentirà di buttare quello che avete al polso e di apprendere che la misura del tempo è solo nella vostra testa.

Vi auguro di non badare alle convenzioni che impongono schemi contraffatti di relazioni sociali.

Vi auguro di trovare il coraggio di dire ciò che pensate, senza ferire gli altri e senza castrare voi stessi, per godervi le ore della vita al meglio.

Vi auguro di essere capiti, perché vorrà dire che siete stati chiari.

Vi auguro di non usare violenza. Ricordando che a volte la violenza è anche silenzio.

Vi auguro di avere la libertà di essere onesti con voi stessi, capaci di tirarvi fuori dalle vostre stesse trappole.

Vi auguro di rendervi conto che abbiamo tutti tempi diversi, porte di entrata diverse e diverse porte di uscita e, se deciderete di muoverne una, vi auguro di stare attenti alle vostre mani. E se poi vi schiaccerete qualche dito, vi auguro di guarire in fretta.

Vi auguro di non buttarvi alla cieca nelle braccia del primo che capita, avendo il giudizio di capire se vi sta spolpando vivi.

Vi auguro di rendervi conto che niente di quello che avete fatto si può considerare tempo perso, perché per voi è stata una fase di cui avevate bisogno, anche se agli occhi degli altri potrà essere apparsa come uno spreco di energie.

Vi auguro di affiancarvi a persone che vi vogliano bene.

Vi auguro di amare intensamente, vivere l’emozione dei primi incontri, le attese di un flirt, la passione bruciante negli occhi di uno sconosciuto che accende la vostra anima senza sapere perché.

Vi auguro di non trovarne la risposta, perché è nella fusione silenziosa di quel momento che si nasconde la magia di ogni spiegazione.

Vi auguro di provare il colpo di fulmine, che vi rende vivi e vi solleva un angolo della bocca per deformarlo in un sorriso.

Vi auguro di imparare che la routine può essere più bella dell’imprevisto.

Vi auguro di essere amati senza paure, di avere qualcuno accanto che vi faccia tesoriere dei suoi più intimi segreti, che non abbia paura di piangere di fronte a voi, che sia pronto a lasciarsi andare piuttosto che a lasciarvi andare, e che quando glielo chiedono dica di voi ‘non ho mai amato nessuno così’.

Vi auguro di viaggiare e di perdervi abbastanza da sapere dove state andando. Perdersi è indispensabile per trovare la strada giusta.

Vi auguro di vedere con il cuore.

Non ci sono molte altre cose che vale la pena tenere a mente.

Semplicemente per questo anno, ma forse anche per i prossimi, io vi auguro di vivere. E di essere vissuti.

change_the_world__by_this_is_the_life2905-d3dd0vm

La finestra sul nostro mondo

(201511161035)

La parola di quest’anno è: cambiamento.

Cambiare, che siamo stati travolti da eventi personali, o da vicende dell’umanità.

A tutti coloro che continuavano ad andare avanti senza domande, o senza risposte, o senza coraggio, o senza chiarezza, questo tempo ci sta chiedendo di cambiare prospettiva. Viaggio. O punto di osservazione.

Questo tempo ci sta mettendo alla prova; per questo tempo abbiamo cominciato a cambiare la posizione delle carte, riconducendole forse lentamente a quelle che sono state previste dal destino per noi.

E per chi non crede nel destino, riconducendole a una nuova disposizione. Ne siamo praticamente obbligati, per scelta attiva o per scelta subita.

Ciò che viene dopo è visto come un male perché spaventa, l’ignoto fa sempre questo effetto. E’ un male, se giocato senza capire il significato e senza cogliere le opportunità. E’ un bene, se prendiamo i fatti come l’occasione di una finestra sul nostro mondo. A volte non si può fare diversamente.

Mentre scrivo, ci sono persone che hanno perso qualcuno. Ci sono altre persone, come me, che stanno perdendo una parte di se stesse, o della loro funzionalità. Ce ne sono altre costrette immobili, costrette prima di tutto ad affrontare il loro dolore, fisico e morale.

Quello che le accomuna tutte è, appunto, il cambiamento. Non importa che fosse voluto o sia diventato imposto.

E di fronte a questo cambiamento, le scelte sono due: bloccarsi, o andare.

La terza opzione non esiste, mai.

Andare.

L’incredibile opportunità di capire cosa o chi vogliamo, cosa è importante per noi, cosa conta nella vita, o almeno cosa non vorremmo più.

E’ come se stessimo avendo una seconda occasione, che ci aiuti a svegliarci dal nostro torpore ovattato di protezione finto-morbida.

In questa lista di nuove scelte, non dovrebbero esserci proprietà, beni immobili, soldi, stipendi, carriere lavorative; non dovrebbe esserci spazio per ricominciare come se nulla fosse.

Questa lista dovrebbe essere composta dal coraggio della vita ritrovata, dalla voglia di uscire il doppio di prima, dalla voglia di ridere, sorridere, e divertirsi fino a che il nostro destino / Dio / il caso ce lo concederà.

Ma certamente dovremmo smettere di sprecare il nostro tempo. Dovremmo dire quella cosa, dovremmo chiamare quella persona, dovremmo fare quel passo. Dovremmo smettere di stirare i sentimenti con il ferro da stiro caldo e bruciarli, e dovremmo lasciarli piuttosto stesi al sole, permettendo a qualcun altro di prendersene cura.

A chi giova restare nella propria casetta a porta chiusa? Pensiamo che così ci difenderemo, oggi; ma domani sentiremo la mancanza del non aver mai preso aria e di non aver mai fatto entrare quella metà, proprio quella lì. Ci pentiremo.

Il cambiamento spaventa, la felicità fa paura, anche perché la felicità non esiste dal momento che prima o poi viene spezzata dalla fine della vita stessa. Ma vivere senza tentare la felicità dovrebbe fare molta più paura, se si ha un minimo di coscienza lucida.

Meglio un giorno da leone che cento da pecora, dicevano. Meglio un giorno felici che mai, dico. Prendendo tutto quel che viene dopo quel giorno: il bene e il male. Questa è un’antica formula rituale dei matrimoni, che molti non avranno mai la possibilità di sentire davvero dentro, ma ‘nel bene e nel male’… è così che va la vita. E’ così perché sì, perché funziona così.

Qualunque altro giorno abbia in serbo la vita per noi, dovremmo viverlo vivendo, abbracciando, amando. E ricordandoci di dirlo.

Non fermiamoci.

Postilla. Le persone che hanno cambiato il mondo sono state tante, poche quelle che lo hanno migliorato. Ma non crediate che non possiamo fare nulla. Se non tutti possiamo parlare alle masse, tutti possiamo parlare al singolo, e cambiare una vita – e qui penso a chi parla con bambini e ragazzi, ad esempio. Quel singolo, a sua volta, potrà cambiare un’altra persona. Questo si chiama effetto farfalla.
E tutto ritorna nel movimento che genera il vento del cambiamento.
Adesso è ora.

photo credits: ThisisTheLife2905, Change the world

life___by_ekbs-d23ityf

Se-

Qualcuno mi ha detto che se non hai una meta è impossibile perdersi.

Se solo fosse facile.

Se solo fosse facile, ci alzeremmo ogni mattina senza preoccuparci di dove stiamo andando.

Mi alzerei ogni mattina con la testa leggera, scalza, libera, senza preoccuparmi dei ciottoli e dei tagli sotto i piedi.

Uscirei dal letto, mi godrei il profumo del caffè che sale, andrei a guardare il mondo, senza sapere se devo realmente girare a destra o a sinistra, guardare dritto, sopra o sotto, nord o sud.

Ogni tanto uno sguardo indietro; perché non è vero che non devi guardare al passato mai. Il passato va visto, per sapere quanto hai percorso, cosa hai cambiato e se hai fatto progressi.

Uno sguardo avanti.

Senza chiedersi perché.

Senza chiedersi se.

Facendo le domande man mano che arrivano.

Senza attendersi risposte.

A un certo punto, devi lasciare che la vita segua il suo corso.

A un certo punto, devi lasciarti vivere.

Semplicemente, vivi.

Photo credits: “Life” by Ekbs

blow-by-jeanfan

Preferenze.

(201210011233)

E poi la vita cambia in base alle preferenze.

Le preferenze cambiano in base all’età.

A 20 anni, discoteca. A 80 anni, nipotini.

A 10 anni, ciò che ti indicano le persone che vedi e con le quali cresci.

A 30 anni, la voglia di una famiglia e di stabilità. Di norma. Perché non sempre questa voglia la metti in pratica.

Non sempre sei disposto a rinunciare ai tuoi spazi e alle tue uscite serali, che negli anni adolescenziali hai conquistato.

Eppure è solo un cambio, una vita a due. È solo una questione di preferenze.

Pensando di dover rinunciare a se stessi, quando si tratta solo di affiancarsi a qualcun altro.

Mi chiedo perché gli esseri umani siano così egoisti.

Perché prediligano la loro chiusura mentale fatta di spazi per nessuno, alla gioia veramente vissuta di un abbraccio.

Perché si nascondano dietro le scuse, pur di non costruire.

Ciò che è definito ‘costruire’, è solo ‘fare’. È solo vivere. È solo fare cose.

Mi chiedo perché le persone non facciano cose.

Photo credits: Jean Fan, Blow

untitled - quadro LALALA

Tutti mentono.

Ecco, è che alla fine io penso che tutti mentono.

Se per mentire intendiamo anche il nascondere le cose, oppure il raccontarle in maniera inesatta.

Se per maniera inesatta intendiamo non fatto volutamente, ma semplicemente detto.

‘Semplicemente detto’ è quella che si chiama ‘la nostra versione dei fatti’.

Tutti mentono, perché nei racconti non possiamo essere attendibili.

Non possiamo essere attendibili perché stiamo dando sempre la nostra descrizione, quello che hanno visto i nostri occhi, che ha vissuto la nostra mente.

Tutti mentono, ma alcuni da grandi imparano a smettere.

Diventano saggi.

Certo, poi ci sono anche i mentitori veri. Quelli incalliti.

Quelli che la madre la hanno già venduta da tempo per una manciata di spicci.

Ci sono i mentitori che ti tengono nascoste le cose per non ferirti, dicono loro, per paura delle proprie azioni, dico io.

Ci sono quelli che sono così intercambiabili che finiscono per confondere verità e bugia.

Tutti mentono, ma come mentono i bugiardi no.

Hanno un odore diverso.

Un fuoco paglierino nell’iride.

Un impercettibile tremolio nella voce.

Ho imparato a riconoscere le differenze, e le persone dal primo sguardo.

Non mi piace chi fa l’oca. Chi mente per indifferenza. Chi ti cambia mille versioni di una stessa storia.

Non mi piace chi nasconde volutamente la realtà.

Non mi piace chi gioca a dadi la sua partita sulla pelle degli altri.

Non mi piace chi si mette in gioco con la pelle degli altri.

Non mi piace chi si crede Dio mentre dice che è abbastanza umile da sapere di non essere Dio. Concetto contorto, ma non più della mente di questi soggetti.

I loro occhi ladri.

Tutti mentono.

Ma i bugiardi puzzano.

I visionari sanno di latte.

I saggi, di caramello.

Credits: visual by Bryartcart, Lie Lie Lie

unt2

Gente.

(201207160136)

Mi frulla un mondo, per la testa. Un mondo fatto di voci caotiche, di persone che urlano, ti comandano, ti dicono cosa fare. Si dimenticano la gentilezza. Giro da mesi in un caos calmo, una quiete apparente dove, sottobosco, regna una democratica confusione. La mia testa come la stanza di due ragazzine adolescenti che mettono a soqquadro tutto per il gusto di provare vestiti; un raggio di sole, la primavera, leggere gonne a fiori e capelli intrecciati con qualche spiga di grano. Sembra un belvedere, eppure, di quel panorama, si scorge solo tanta polvere che si alza e si deposita sui soprammobili.

I soprammobili.

Bisognerebbe buttarli tutti, creano solo disordine.

Disordine e confusione, come le voci attonite che si rincorrono nel viale dei miei occhi. Tic e tac di passi di gente arrogante, sicura di sé, pronta a scalzare ogni pensiero diverso dal proprio. Gente che finge calma. Gente adolescente che compra solo piedistalli.  Gente senza classe. Gente senza gentilezza. Gente che si riempie la bocca di parole che non ascolta, e che poi sputa, giocando a chi va più lontano.

Non si vince niente.

Gente.

Cocktail_Umbrellas_p_3_by_meendee

Dolceinvita


               A un albergo in riva al mare,   
                  a una spiaggia poco trafficata, con cocktail serale,  
                           collane di fiori, luminarie di carta e musica suonata dal vivo          
                                  forse qualche orchestrina locale       
                                         piedi sulla sabbia,  ospiti intorno  
                                               profumo di fiori,  di salsedine, di caldo estivo
                                                 di grigliate di pesce                                             
                                                        di festa locale per i pochi avventori.



                                                         Alla sera, 
                                                   a un fiore tra i capelli,                      
                                                   un bicchiere tra le mani con una cannuccia lunga lunga,          
                                             una fragola intagliata nel bordo, tra granellini di zucchero       
                                         un cocktail a colori tra l’ananas e il cocco                               
                                      una interminabile risata                    
                        e il suo braccio mi avvolge la vita.



                     Alla testa che si inclina, 
                   alle note che si intrecciano nel tessuto dei vestiti,   
                       ogni rumore risuona in eco         
                         il mondo si allontana                
                       e noi balliamo         
                            mentre gli occhi, come geishe,  studiano pazientemente l’attesa del dopo.     

photo credits: Mendee, Cocktail umbrellas

make_a_wish_by_blaumohn-d4i8yj2

I miei auguri per il nuovo anno

(201112281734)

E’ ormai il 28 e già si sono diffusi gli auguri per un nuovo anno. Nemmeno è finito questo, che siamo tutti pronti a chiuderlo in gran fretta scattando sull’ultima corsia, perché ogni volta ci lamentiamo di quanto gli ultimi mesi siano stati brutti, di quanto ogni volta sia stato peggio, di quanto siamo pronti ad aspettare il nuovo e a vedere cosa c’è dietro l’angolo, anche se poi il coraggio di affrontare le svolte siamo in pochi ad averlo.
Allora, io gli auguri ve li faccio da oggi, e ve li faccio nell’unico modo che conosco. Scrivendo.
Io vi auguro di avere il coraggio di voltare pagina, a partire dal primo gennaio.
Vi auguro di trascorrere la notte del 31 senza rimorsi né rimpianti, che siate da soli o nel mezzo di una festa di paese.
Vi auguro di essere certi delle scelte che fate, per evitare di sentirvi male dopo.
Vi auguro di scegliere con oculatezza le compagnie che frequentate, per migliorarvi ogni giorno di più.
Vi auguro di rimboccarvi le maniche per mettere in pratica il progetto che è chiuso nel cassetto da sempre.
Vi auguro di attivare l’orologio biologico, che vi consentirà di buttare quello che avete al polso e di apprendere che la misura del tempo è solo nella vostra testa.
Vi auguro di non badare alle convenzioni che impongono schemi contraffatti di relazioni sociali.
Vi auguro di trovare il coraggio di dire ciò che pensate, senza ferire gli altri e senza castrare voi stessi, per godervi le ore della vita al meglio.
Vi auguro di essere capiti, perché vorrà dire che siete stati chiari.
Vi auguro di non usare violenza. Ricordando che a volte la violenza è anche silenzio.
Vi auguro di avere la libertà di essere onesti con voi stessi, capaci di tirarvi fuori dalle vostre stesse trappole.
Vi auguro di rendervi conto che abbiamo tutti tempi diversi, porte di entrata diverse e diverse porte di uscita e, se deciderete di muoverne una, vi auguro di stare attenti alle vostre mani. E se poi vi schiaccerete qualche dito, vi auguro di guarire in fretta.
Vi auguro di non buttarvi alla cieca nelle braccia del primo che capita, avendo il giudizio di capire se vi sta spolpando vivi.
Vi auguro di rendervi conto che niente di quello che avete fatto si può considerare tempo perso, perché per voi è stata una fase di cui avevate bisogno, anche se agli occhi degli altri potrà essere apparsa come uno spreco di energie.
Vi auguro di affiancarvi a persone che vi vogliano bene.
Vi auguro di amare intensamente, vivere l’emozione dei primi incontri, le attese di un flirt, la passione bruciante negli occhi di uno sconosciuto che accende le vostra anima senza sapere perché.
Vi auguro di non trovarne la risposta, perché è nella fusione silenziosa di quel momento che si nasconde la magia di ogni spiegazione.
Vi auguro di provare il colpo di fulmine, che vi rende vivi e vi solleva un angolo della bocca per deformarlo in sorriso.
Vi auguro di imparare che la routine può essere più bella dell’imprevisto.
Vi auguro di essere amati senza paure, di avere qualcuno accanto che vi faccia tesoriere dei suoi più intimi segreti, che non abbia timore a piangere di fronte a voi, che sia pronto a lasciarsi andare piuttosto che a lasciarvi andare e che, quando glielo chiedono, dica che è fiero di voi.
Vi auguro di viaggiare e di perdervi abbastanza da sapere dove state andando. Perdersi è indispensabile per trovare la strada giusta.
Vi auguro di vedere con il cuore.

Non ci sono molte altre cose che vale la pena tenere a mente.

Semplicemente per questo anno, ma forse anche per i prossimi, io vi auguro di vivere. E di essere vissuti.

photo credits: Blaumohn, Make a wish

temocivogliasemprwuqlcunocheciricordi

Bravi, capaci

(201110190918)

Temo ci voglia sempre qualcuno che ci ricordi che siamo bravi e capaci.

Anche se abbiamo raggiunto i nostri traguardi, o anche solo piccole soddisfazioni nelle quali non speravamo, ho l’impressione che da soli non ci bastiamo. Sì lo so, è sbagliato, lo direbbe qualunque psicologo e anche qualunque amico o conoscente al quale chiedessimo il parere.

Ma temo che la versione a parole sia tanto bella quanto non corriponda a verità.

Temo abbiamo tutti bisogno di un sostegno, non solo morale, ma anche di pazienza, grande pazienza, che ci venga incontro quando ci abbattiamo, che ci faccia l’elenco di quanto valiamo e di quanto abbiamo prodotto.

Chi più, chi meno.

Non dico che da soli siamo incapaci a muoverci, anzi, sono convinta che i più grandi passi vengano dall’interno di noi stessi e delle nostre volontà.

Ma penso sia possibile muoversi meglio quando l’amore e l’affetto di qualcuno ci accompagnano e ci assistono nelle crisi e nei nostri pianti. Nelle fasi in cui vogliamo resettare, in quelle in cui vogliamo tornare.

E’ più facile.

Fa stare meglio.

Ci fa sentire forti.

Penso sia bello avere qualcuno al proprio fianco, su cui contare.

albero visto dal basso

L’albero da scalare

(201110061735)

Come funziona? 

se è vero che c’è un motivo per tutto, bisognerà essere di conseguenza molto pazienti.

Come quando sei lì lì per fare qualcosa, per esempio il tuo passo, e ti accorgi che invece non ti puoi muovere.

Per enne circostanze della vita, perché salta fuori una spesa imprevista, perché tutto l’imprevedibile calcolato è sempre lacunoso di quell’ultima scaglia di non valutato.

Perfino un’apparizione di un sovrannaturale o una trasfigurazione veloce sarebbero più prevedibili ed affrontabili.

Visto che c’è un motivo per tutto, suppongo che il futuro riservi delle cose bellissime.

Una vita senza disagi economici, un lavoro che forse non sarà quello dei nostri sogni ma che nemmeno darà troppi grattacapi, un mondo affettivo equilibrato, e non composto da malati isterici con la sindrome della condivisione dei beni.

Visto che c’è un motivo per tutto, ne devo dedurre che il tempo allunga i suoi ritmi perché qualcosa non è ancora pronto, o perché si sta sbagliando strada e quindi ci viene impedito di fare determinate cose.

Si dovrebbe cambiare mira.

Punto di vista.

Arrampicarsi su un albero e cercare nuove angolazioni.

Oppure avere il coraggio di confessarsi apertamente, liberare l’anima e smettere di vivere di pregiudizi e paure.

Poiché c’è un motivo per tutto, viene facile pensare che ogni cosa verrà a tempo debito.

Bisogna pensarlo, se vogliamo goderci la traversata.

‘Quando c’è un problema, non cercare il colpevole, ma cerca la soluzione.’ (proverbio giapponese)