Ineedchemicalx, A cold resurrection
Celeste adora le anomalie.
Quando lo aveva incontrato dopo tanto tempo, era sempre rimasta della convinzione che Angelo non fosse davvero come lei.
Era sì, la cosa più carina e simile a lei, era così buffo andare a cena fuori ed ordinare la stessa pasta con le vongole, o discutere per stabilire chi per primo dovesse fare l’assaggio del vino, invece che litigare sulla scelta dal menu.
Con Angelo stava bene ma c’era altro. E quella era solo una cotta (che bruciava, sapeva di pollo spennato).
Una cotta che continuava, però, in segreto, ad affascinare.
Ora, era di nuovo tornato il tempo del dopo. Suoni di viole e violini portati dal vento caldo di inizio stagione, i figli del gestore del ristorante scorrazzavano da padroni tra i tavoli – “quanto avranno? lui forse 5, no 6, sono sicura che lui ne abbia 6 perché somiglia al figlio di mio cugino- e quell’altra, quella è più grande, va già per il liceo e i ragazzi”.
Suoni di viole e di vento caldo, e Celeste guardava Angelo rapita nei suoi occhi e senza, assolutamente, nessuno dico nessun perché.
Forse Celeste era svenuta ad occhi aperti e bisognava chiamare il medico.
Forse si era paralizzata sulla sedia e toccava chiamare il fabbro.
Forse si era addormentata, colpita da una di quelle malattie che contagiano le persone nelle città, il sonno cronico, o qualcosa del genere.
Forse stava per avere un attacco d’asma, perché sospirava.
Celeste sospirava.
“Zitti tutti!” “Partì la Luisona, la zia che una ne pensa e cento ne suona. “Che ne sapete voi giovanotti.
Celeste ha il Male Incurabile: è innamorata.”
Partirono un coro di uuhsignoooreaiutaala, alternati a ecchieoofortunaatooo , contornati da naaaaaaamavaaaaaaaacelestepensasoloallacarrieraaaaaaaaaa.
Celeste era innamorata.
Per la prima volta nella vita. Quando lo aveva incontrato dopo tanto tempo, pensava che sarebbe venuto fuori un Angelo diverso, sempre piacevole, sempre bello e affascinante con le donne, con il sorriso conquistador e lo sguardo misteriosso alla Banderas versione mulino, di chi ti racconterà dosando un po’ alla volta le sue fantastiche avventure, che non saranno mai del droghiere sotto casa ma cose pallosissime della sua vita ultraquadrata da uomo. Ma lui è talmente fico e tu talmente piccola che senti tanto questa affinità ed allora evviva le cose pallolissime.
Però lui non era nemmeno così. Era sì, sempre bello e fascinoso, ma anche romantico. e tenerone, di quelli fatti bene, con diligenza. conosceva le regole del galateo e sapeva tenere tutte le conversazioni perché era molto dotato di cultura. galantuomo, sguardo sexy. stessi pensieri, stesse idee. stessi gusti. simili esperienze, simili fratture. simili nel dolore. riconoscibili nelle fragilità. conosceva il cuore. si interessava all’anima.
Angelo era uguale a lei. Uguale a Celeste. Dannazione non si scappa! Da queste combinazioni non si scappa mai. E Angelo era una anomalia.
Celeste era arrivata con l’intento di rivedere un amico di vecchia data, troppo forte e arrogante e vincente -soprattutto- per essere davvero interessato a una come lei, sorridente, taciturna, ascoltatrice, casinista e sfigata -un po’-. Celeste si aspettava l’uomo che le camicie le stira solo con il pensiero, colui che ha il capello sempre perfetto, le scarpe curate, poco tempo quasi da dover segnare la moglie in agenda (ore 8 pm -bacio del rientro), poker, sigari, sport di impatto, occhiali scuri, nessun dubbio e la strada sempre chiara.
E invece aveva dovuto smontare il libro di mattoncini lego costruito intorno al suo principe azzurro e ci ha trovato che il principe era ancora più blu. perché ascoltava abbastanza per essere un uomo, si vestiva con una certa dose di massimacchissenefotte, chiedeva consiglio, parlava al plurale. aveva abitudini nuove, buone. sapeva di buono.
Ma D’altra parte, lui aveva sempre saputo di buono.
Era l’odore in cui Celeste si perdeva ogni tanto, legandosi ad una piccola scatolina, di cui non aveva mai parlato con nessuno.
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