(201201161120)
E se va tutto bene, allora dimmi perché piango ancora.
Perché faccio finta che sia tutto a posto e sorrido, e tu non cogli che dentro è inverno. E se va tutto bene, allora perché ricomincio a pensare le stesse cose anche quelle contro le quali mi hai protetto, ma poi ti giri, e non c’è più nessuno – solo io come piangevo una volta. Sono nuovamente sola di fronte alla mia tazza in cucina, seduta a gambe rannicchiate a fissare un tavolo bianco e la tazza con le mie lacrime. Va tutto bene ma ogni tanto no, perché quei maledetti pensieri, quelli di quel fottutissimo sesto senso che in giorni come questi regalerei, quel fottutissimo sesto senso che tante volte ha dato risposte agli altri e tanti consigli agli sconosciuti, quel maledetto sesto senso che ti fa odorare le piccole bugie, è talmente bravo nel suo lavoro quel bastardello che non si sbaglia mai; semmai mischia, anticipa, sfuma le indicazioni, camuffa, cerca di non farti vedere ora o di farti vedere ben prima, e tu finisci per non capire dove guardare. Allora chiudo le palpebre, giro la testa, la infilo in un pentagramma di musica e vado, nella stanza a girare, come se non dovesse mai finire, come se non la volessi mai finire. Come se aspettassi una mano, una voce, un aiuto, una cosa vera, una sorella, un angelo, un maledettissimo qualcuno a dare una risposta alle mie domande.
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