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A volte si ferma.

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Si ferma, sul ciglio della strada, e resta muta ad osservare.

A volte si ferma.

Si chiede se è stato tutto vero e se continua ad esserlo. A volte crede di no, perché è così assurdo che non può essere accaduto veramente. Ha l’impressione di essersi inventata ogni particolare, non ricorda nemmeno il giorno in cui ha cominciato. Se non fosse per le testimonianze, e le frasi dette da chi la ha visitata, se le ricorda quelle, ricorda tutto, penserebbe di aver costruito un mondo parallelo ad arte. Lo pensa ugualmente, a volte. Le pare di non riuscire a provare sentimenti. A volte non prova sentimenti. Le pare di essere una macchina, non ricorda, non rivive. Sa di odiare e non è sicura del significato. Pensa di essere pazza. In cinque secondi ogni giorno pensa di essere pazza, quando si ferma sul ciglio della strada, blocca il movimento e fissa il vuoto. Chi le ha portato via la sua essenza la ha nascosta bene. Non sa chi è. Non sa più chi è. Non capisce cosa vuole diventare.

A volte pensa di non essere capace di amare.

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Bravi, capaci

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Temo ci voglia sempre qualcuno che ci ricordi che siamo bravi e capaci.

Anche se abbiamo raggiunto i nostri traguardi, o anche solo piccole soddisfazioni nelle quali non speravamo, ho l’impressione che da soli non ci bastiamo. Sì lo so, è sbagliato, lo direbbe qualunque psicologo e anche qualunque amico o conoscente al quale chiedessimo il parere.

Ma temo che la versione a parole sia tanto bella quanto non corriponda a verità.

Temo abbiamo tutti bisogno di un sostegno, non solo morale, ma anche di pazienza, grande pazienza, che ci venga incontro quando ci abbattiamo, che ci faccia l’elenco di quanto valiamo e di quanto abbiamo prodotto.

Chi più, chi meno.

Non dico che da soli siamo incapaci a muoverci, anzi, sono convinta che i più grandi passi vengano dall’interno di noi stessi e delle nostre volontà.

Ma penso sia possibile muoversi meglio quando l’amore e l’affetto di qualcuno ci accompagnano e ci assistono nelle crisi e nei nostri pianti. Nelle fasi in cui vogliamo resettare, in quelle in cui vogliamo tornare.

E’ più facile.

Fa stare meglio.

Ci fa sentire forti.

Penso sia bello avere qualcuno al proprio fianco, su cui contare.

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Uomini: guida basic

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Pensierino del momento.

Oddio, in effetti non è vero che è del momento. E’ un po’ che ci penso. E’ che adesso ho l’ispirazione.

Comunque.

Pensierino:

gli uomini sono parecchio, ma parecchio complicati.

Temo sia possibile sfatare il mito secondo cui solo le donne hanno pensieri contorti, che i maschi non capiranno mai perché la loro struttura cerebrale, che generalmente si articola intorno all’unica notoria sillaba ‘sex’, è scevra da meccanismi quali ‘acquisto di scarpe-pettegolezzo tra amiche-nuovo rossetto’, che confondono le idee e impediscono di avere una vita sociale con il sesso opposto.

La verità è che loro la vita sociale la farebbero con chiunque, del sesso opposto. Mentre noi sappiamo discernere.

Svolgimento del pensierino:

Gli uomini sono parecchio complicati, paranoici e indecisi, sissignore.

Quello che segue è un elenco dei pensieri maschili, da esemplari di questa specie certificato, prima di darne pubblicazione.

Lascio a voi, donnine, ogni commento.

Ci provi con me. Uhm, sei donna dai facili costumi. Se ti dimostri troppo disponibile togli il gusto alla mia caccia e mi fai passare la voglia. Sela hai data a tutti, io non la voglio più.

Non ci provi con me. Sei frigida. Così mi costringi a provarci io, ne va della mia virilità maschile.

Però attenta, non starci subito. Se ci stai subito, è come se ci avessi provato tu, quindi sei di nuovo donna dai facili costumi. Ti consumo una volta e non ti richiamo.

Se non ci stai subito, te la stai tirando. E io non posso sprecare il mio tempo con te.

Dovresti farmi capire che ci stai provando senza farlo, che vorresti darmela ma forse no, anche se ti piacerebbe, ma preferisci aspettare tuttavia non sei timida.

Ecco, parliamo della timidezza a letto. Se sei una panterona, sei probabilmente donna dai facili costumi. Con quanti sei stata prima di me? E’ colpa tua se così penso di non essere all’altezza, ma comunque non lo ammetterò mai, dunque preferisco consumarti qualche volta e poi smettere di chiamarti.

Se non sei panterona, sei frigida. Mi pare chiaro. Perché con me godono tutte.

Dovresti essere panterona quanto basta, quando tu pensi che io lo possa volere, senza dare troppo nell’occhio né scadere nel volgare, tranne quando io vorrei che tu lo facessi.

Se usciamo da qualche tempo, non credere di definirti la mia ragazza. Noi siamo amici. Il fatto che scopiamo e parliamo da quel dì e che tutti lo sanno non ti autorizza a definirti impegnata né a chiamarmi tutti i giorni.

Se mi chiami tutti i giorni, sei come una cozza ancorata allo scoglio. Non ti risponderò. Non posso sopportare di sentirmi incatenato con la telefonata quotidiana.

Se non ti fai sentire tutti i giorni, ti chiamo io. Non esiste che non mi pensi.

Dovresti farmi capire che stavi per chiamarmi ma forse no, perché mi pensi ma non troppo, e in via telepatica intuire quando è il momento di farti sentire, dosando sempre le parole.

Se poi stiamo insieme, -perché tu mi hai ingannato ovviamente, con i tuoi comportamenti, e ora anche mia madre e mio padre sono convinti che sei la mia ragazza-  se poi stiamo insieme, dicevo, occhio a non diventare morbosa.

Se pensi di fare tutte le vacanze con me, stai certa che non ne farò neanche una.

Se ti organizzi le vacanze con le tue amiche, vengo anch’io. Oppure le organizzo con i miei amici, andiamo a figa a Ibiza. Non mi importa se la tua vacanza è un corso intensivo di tedesco dalle monache di Baviera.

Se hai un amico maschio, sappi che io avrò 10 amiche femmine. La proporzione sarà sempre questa.

Non essere gelosa. Io non ti tradisco. Forse. In fondo è nella natura maschile. E poi si sa che voi donne siete tendenzialmente di facili costumi, e se dici che non mi hai tradito, stai mentendo, e se non stai mentendo, prima o poi mi tradirai, quindi io mi limito a mettere le mani avanti.

E comunque. Non mi soffocare. Se mi stai addosso continuamente e non mi lasci nemmeno un secondo d’aria, non ti fidi, mi fai scenate, è ovvio che alla fine vado con un’altra, mi ci stai mandando tu.

Certo, se però non sei gelosa, mi lasci spazio e la libertà che voglio, mi fai uscire con i miei amici, ti fidi e non mi fai scenate nemmeno quando ti dico che sono uscito con una mia amica, è ovvio che alla fine vado con un’altra, praticamente mi stai autorizzando.

Dovresti essere gelosa ma non troppo, dirmelo ma in modo da non farmi sentire legato, farmi capire che mi stai apprezzando senza limitare la mia libertà di espressione, in modo che io non abbia il rigetto di te e non sia portato a tradirti.

Ma se succede, lo so che mi perdoni.

Ok, prometto: cercherò di non farmi scoprire mentre ci provo con la tua amica.

Hai capito tutto, sì? Perché a me sembra chiaro. Stare con me è semplice, perché noi maschi siamo semplici, vogliamo solo cose base, mangiare, scopare, dormire. E se tu non lo capisci è solo perché sei parecchio, ma parecchio complicata.

il bacio più famoso della fotografia

Voglio scrivere per viaggiare e viaggiare per scrivere.

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Voglio raccontarvi di quei baci alla stazione, delle foto ricordo. Degli sconosciuti infiltrati nei ricordi di tanti altri, dei frammenti di vita immortalati in promesse, su pellicola destinata a sfumare. Degli abbracci in sala d’attesa, e dei saluti gridati al binario rincorrendo un finestrino opaco in movimento. Dei sorrisi lanciati dal predellino, di quei ciao sommessi a fior di labbra, come ventriloqui, mentre un velo di tristezza appanna gli occhi. Degli scambi di sguardi da film muto, delle piccole e grandi lacrime versate, una volta a bordo, o una volta soli sulla banchina. Dei paesaggi osservati dall’oblò, mischiati alla texture di pensieri sui momenti appena vissuti, o al resuming di una vita, quasi come se ogni volta fosse un bilancio. Delle attese per la prossima occasione. Dei minuti interminabili che precedono la separazione, o della contentezza che precede la partenza. Dell’eternavoglia di muoversi, e acquietarsi, in braccia calde e rassicuranti, una ricarica di vita breve ma intensa. Della voglia di portare la ricarica con sé per un viaggio perpetuo. Della voglia di vivere. In una lingua straniera, in un tramonto, in un sorriso.

Scritto il 2 ottobre, alle 19:00, sulla pensilina della stazione di Venezia.

photo credits: Robert Doisneau, Il bacio

albero visto dal basso

L’albero da scalare

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Come funziona? 

se è vero che c’è un motivo per tutto, bisognerà essere di conseguenza molto pazienti.

Come quando sei lì lì per fare qualcosa, per esempio il tuo passo, e ti accorgi che invece non ti puoi muovere.

Per enne circostanze della vita, perché salta fuori una spesa imprevista, perché tutto l’imprevedibile calcolato è sempre lacunoso di quell’ultima scaglia di non valutato.

Perfino un’apparizione di un sovrannaturale o una trasfigurazione veloce sarebbero più prevedibili ed affrontabili.

Visto che c’è un motivo per tutto, suppongo che il futuro riservi delle cose bellissime.

Una vita senza disagi economici, un lavoro che forse non sarà quello dei nostri sogni ma che nemmeno darà troppi grattacapi, un mondo affettivo equilibrato, e non composto da malati isterici con la sindrome della condivisione dei beni.

Visto che c’è un motivo per tutto, ne devo dedurre che il tempo allunga i suoi ritmi perché qualcosa non è ancora pronto, o perché si sta sbagliando strada e quindi ci viene impedito di fare determinate cose.

Si dovrebbe cambiare mira.

Punto di vista.

Arrampicarsi su un albero e cercare nuove angolazioni.

Oppure avere il coraggio di confessarsi apertamente, liberare l’anima e smettere di vivere di pregiudizi e paure.

Poiché c’è un motivo per tutto, viene facile pensare che ogni cosa verrà a tempo debito.

Bisogna pensarlo, se vogliamo goderci la traversata.

‘Quando c’è un problema, non cercare il colpevole, ma cerca la soluzione.’ (proverbio giapponese)