semplice

Semplice.

(201109200846)

Mia figlia dice ‘io a voi grandi non vi capisco. Perché fate tante storie con l’amore?’

Io dico ‘sai, tesoro, ci sono tante persone che si vogliono bene ma che ufficialmente non lo dicono. Anche se poi lo sanno tutti.’

Lei dice ‘infatti, lo sanno tutti. Quindi perché non lo dicono e fanno finta di essere soli?’

Io dico ‘perché hanno paura.’

Lei dice ‘paura di cosa?’

Io dico ‘ah, già.’

Io dico ‘sai che non lo so? E’ una domanda così semplice che nessun adulto la ha mai fatta. Noi adulti amiamo complicarci la vita. Forse hanno paura di sbagliare.’

Lei dice ‘e quindi? Se si sbaglia, si ricomincia. Dove sta il problema?’

Io dico ‘in effetti non lo so dove sta il problema.’

Lei dice ‘beh, e allora smettete di avere paura.’

scritta 'you are dead'

Robot di mezza estate

(201109190630)

Ho una strana malattia: sono morta. Ufficialmente non si vede, e nessuno lo sa. Sembro regolarmente in vita, cammino e svolgo tutte le mie funzioni. Un esperimento scientifico, o un virus, non lo so, hanno causato il mio stato. Non posso confidare il mio terribile segreto a nessuno, e l’unica persona ad esserne al corrente è lo scienziato, o un amico, non lo so chi sia con esattezza. Riesco ad ingannare le persone con i miei capelli di seta e la mia pelle di rosa grazie ad un rimedio che non mi fa andare in putrefazione, la carne in decomposizione, la puzza di morto, quelle cose lì. Sembra una roba mediocre da film, ma il rimedio è l’amore. Il contatto fisico di una persona che conosce ed accetta la mia condizione e che, nonostante questo,  è disposta a starmi accanto ed -almeno- a tenermi la mano ogni cinque minuti. Cinque minuti sono il tempo che il mio corpo resiste all’aria, dopo il quale avvia lo stato di distruzione cellulare. Il ricambio avviene solo trasmettendo cellule nuove, attraverso il contatto con un altro corpo, appunto. Restarmi accanto in questa circostanza è un grande atto d’amore, secondo me. Ma io confido nella risoluzione del problema. Sono fiduciosa. Non ricordo quando tutto questo è cominciato, non sembra esserci via di uscita, non posso essere mai lasciata da sola, e non posso fare tre passi in tutta libertà. Ma spero sempre che presto o tardi si trovi la cura, che possa sostituire definitivamente il bisogno del continuo abbraccio.

Robyn Rose, The Fun Pack

Un paese per vecchi

Non credo di fare torto a nessuno se condivido alcune tra le esperienze più comuni in cui ci si può imbattere quando si è in cerca di lavoro.

La creatività di certi capi non ha limite.

Che si abbiano 20 oppure 40 anni, le cose che possono succedere sono più o meno sempre le stesse.

Per la stesura di questo articolo, ringrazio il fantomatico dott. Mario Rossi, il cui nome generico è cortesemente prestato dalle barzellette alla casistica che segue. Non vuole esserci alcun riferimento ai Mario Rossi esistenti, né un’offesa alle barzellette. Io amo le barzellette.

Vorrei inoltre aggiungere che i Mario Rossi sono sia uomini che donne. Ma in alcuni casi, solo uomini. Capirete quali.

Se qualcuno, leggendo, si dovesse sentire tirato in ballo, me ne scuso anticipatamente. E lo invito a riflettere sul fatto che forse c’è qualcosa che non va, nel suo metodo di selezione.

Buona lettura.

I. Il minimalista.

“Si cerca per stage persona automunita, max 30 anni, esperienza pluriennale maturata in contesti internazionali multistrutturati, laurea, master, proattività, flessibilità, conoscenza fluente di tre lingue straniere, arte, nozioni di marketing, comunicazione e pronto soccorso, linguaggio html, bella presenza documentata da foto una in primo piano e una a figura intera, disponibilità a turni e trasferte. Le candidature prive di uno di questi requisiti non saranno prese in considerazione.”

Una sola domanda: per flessibilità, si intende a 90°?

II. L’espansivo.

“Cercasi assistente personale per giovane imprenditore. Bella presenza e massima disponibilità. Retribuzione molto al di sopra della media.”

Eh. Io non commento.

III. Il comprensivo.

“Per direzione di punto vendita, cerchiamo donna, max 40 anni. No figli, no famiglia.”

Gentile negozio, ma lo sai che potrei denunciarti per questo? Ci hai pure appeso un cartello in mezzo alla strada!

IV. Il provola.

Candidata: “Egregio Signor Mario Rossi, con riferimento alla vostra ricerca di personale, invio in allegato il mio curriculum vitae aggiornato. A disposizione per un colloquio, porgo distinti saluti.”

Mario Rossi: “Non vedo foto”

Caro Mario, se avessi aperto il file che ti ho inviato, avresti scoperto che la foto è là dentro. Adesso mi devi spiegare che cosa te ne fai di una assistente iperqualificata, che si occupi della gestione di tutti i tuoi beni, se nemmeno ti sei premurato di leggere quali competenze ha.

V. Il labirintista.

Candidato/a: “Egregio Signor Mario Rossi, con riferimento alla vostra ricerca di personale, invio in allegato il mio curriculum vitae aggiornato. A disposizione per un colloquio, porgo distinti saluti.”

Mario Rossi: “Gentile candidato/a, grazie per aver risposto al nostro annuncio. Per completare la sua registrazione, deve andare sul nostro sito, cercare il reparto offerte, lavora con noi, inserire i suoi dati, ricaricare la pagina, svoltare a destra, fare una piroetta tre volte su un ginocchio, toccarsi il naso con la lingua, lasciare taglia peso e altezza e forse la inseriremo nel nostro database. Se avrà fortuna, sarà contattato/a per un colloquio.”

Ma allora, che hai scritto a fare la mail alla quale inviare il curriculum? Che tanto abbiamo capito che non lo leggi.

VI. Il frettoloso.

Candidato/a: “Egregio Signor Mario Rossi, con riferimento alla vostra ricerca di personale, invio in allegato il mio curriculum vitae aggiornato. A disposizione per un colloquio, porgo distinti saluti.”

Agenzia interinale: “Gentile candidato/a, la ringraziamo per aver contattato Mario Rossi. Tuttavia, il colloquio si farà con me, che ho circa 10 anni meno di lei, 6 mesi di esperienza ma tutte le competenze necessarie per carpire ogni genere di informazione psicologica che lei mi fornirà attraverso le sue movenze. Se lei mi starà simpatico/a, la manderò nell’ufficio di Mario Rossi, a parlare con l’assistente del segretario. Se starà simpatico/a anche all’assistente, potrebbe incontrare Mario Rossi. Ah, dimenticavo: la ricerca ha carattere d’urgenza.”

Ok, la signorina all’agenzia interinale non si definirebbe mai così. Ma ammettiamolo, a quanti di noi sono cadute le braccia quando hanno scoperto che la loro valutazione era nelle mani di loro nipote?

VII. L’incantatore di serpenti.

Mario Rossi: “Dunque, come già le ho spiegato a telefono, stiamo cercando una figura, preferibilmente femminile, che abbia almeno dieci anni di esperienza perché devi essersi già fatta le ossa, che possa gestire lo start-up aziendale, coordinando le attività dell’ufficio e facendo da supervisione nei progetti grafici, nella realizzazione del sito, nella selezione del personale, nel back office con i futuri clienti, perché è ovvio che non si può mica fare il capo se uno prima non ha fatto quel lavoro. Naturalmente, poiché lei è totalmente digiuna della materia che trattiamo, le offriamo due mesi di formazione, non si preoccupi sono a nostre spese, e glieli paghiamo anche come stage, tanto poi stia tranquilla che la assumiamo sicuramente. Capirà che per tutto questo lavoro abbiamo bisogno di una segretaria generica.”

Ah, pensavo di un manager.

Ah no, vero. Il manager non lo potete pagare come una segretaria generica.

VIII. L’onesto.

Mario Rossi: “Gentile Signora, lei ha davvero un curriculum interessante. Per questo, non posso proporre la sua candidatura.”

Candidata: “Scusi, come ha detto?”

Mario Rossi: “Certo. Si immagina se io dovessi presentare il suo profilo ad un’azienda qualunque? Lei è una donna, troppo vecchia per essere assunta con contratti di formazione, troppo giovane per essere credibile come manager. La gente crede solo a chi ha almeno 40 anni. Lei, alla sua età, andrebbe a fare solo l’assistente di qualcuno, e quel qualcuno sicuramente ha meno competenze di lei, e nessuno accetterebbe di avere una assistente migliore di lui. Mi dispiace, ma lei così non è su piazza. Provi a sminuire un po’ il suo curriculum, la prossima volta.”

IX. Il mentore.

Candidato: “Egregio Signor Mario Rossi, con riferimento alla vostra ricerca di personale, invio in allegato il mio curriculum vitae. So di non avere molta esperienza nel settore ma ho voglia di fare, imparo in fretta e sono disponibile per uno stage, anche non retribuito, nonché ad un trasferimento. Resto a disposizione per un colloquio e porgo cordiali saluti.”

Mario Rossi: non pervenuto.

Un giovane che ha voglia di lavorare e che è pure disposto a trasferirsi, per favore no. Dovrebbe imparare. Cioè Mario Rossi dovrebbe insegnare. Non si può fare. Arrangiatevi da soli, se volete conoscere.

X. L’astenuto dal sesso.

Mario Rossi: “Complimenti, la sua è davvero una bella carriera. Credo proprio che procederemo all’assunzione, benvenuta in azienda! Le faccio un’ultima domanda: lei ha figli?”

Candidata: “Sì.”

Mario Rossi: “Ah, ok, allora non è più assunta.”

Candidata: “Scusi, ma perché? Mica sono lobotomizzata.”

Mario Rossi: “Signorina, abbiamo fatto una scelta diversa: lei ha un figlio, io ho un gatto.”

Su gentile concessione delle esperienze di vita di ognuno di noi.

Protetto da copyright, per il solo fatto che lo ho scritto io.

Almeno questo, in un curriculum vitae non è barattabile.

Settembre 2011

strade milano mattina buio

24 ore.

(201109072242)

Milano, 5 am.
Un tassista in anticipo di 20 minuti.
Due ore di sonno, che non ce la fai nemmeno a fare colazione nell’unico bar aperto.
Il treno che partirà ancora in oscurità, tu che ci dormirai a bordo.
O tu che ciondolerai in stazione nell’attesa si faccia giorno.
Buio ovunque che non distingui le strade, ma forse nemmeno le conosci, il tassista potrebbe fare il giro che vuole.
Il tassametro che scorre da quella quasi mezz’ora prima.
Tu che ruzzoli giù dal letto in tutta fretta, sentendo il rumore del motore.
Questa canzone a guidare il tragitto.
Riuscire a trovare in macchina un motivo per ridacchiare, è qualcosa che ti cambierà la prospettiva di tutta la giornata. Il colore delle strade. Il caffè del risveglio. Il traffico lento. Il buon buongiorno.

ragazzo ragazza alternati, bianco e nero

E poi capisci.

(201109031151)

Ti rendi conto che tutto quello che hai fatto fino a quel momento non serviva a niente. Tutte quelle ricerche, quell’incessante voler sapere, infilandosi anche a forza negli angoli più nascosti. Tutte quelle domande sparse nel vuoto, le teste, le facce. Le parole. Il sentore di frasi pronunciate a bassa voce, e a volte tradotte dal silenzio in interpetazioni – alcune rimarranno cieche. E poi, ti rendi conto che tutta quella cecità ti ha contagiato e ha rischiato di farti perdere la vista, e il punto del vero. Hai scavato su suggerimenti sbagliati, di te o dei tuoi amici. Che tu sia uomo o donna, hai scavato lo stesso. E quando hai trovato, non era quello che cercavi. Ed hai pensato che, come sempre, era meglio non sapere per certo, che sapere di non sapere, perché ciò che hai avuto non è servito a niente. Tutte quelle illusioni cadute a vuoto o mai volate, dotate di grandi ali senza colore che ti rendono così dissimile agli angeli, quando ti guardi allo specchio e scende solo una macchia di rimmel. Vedi altri volare fino alle nuvole dei loro sogni, strapparne un angolino come fosse zucchero filato e riportarlo sulla terra, mangiucchiarne un po’, piantarlo e farlo crescere. Poi vedi i tuoi occhi grandi e cerchiati. Le labbra socchiuse, una goccia di ombretto pastoso nell’angolo della bocca, e l’espressione di chi sa che deve ricominciare daccapo, perché o il riflesso nello specchio, o lo specchio rotto.

Shweyga Mullah

Nuova Libia

Questo è quanto accade.

La signorina Shweyga Mullah, che vedete qui sopra, è una dipendente del signor Hannibal Gheddafi, uno dei figli del Colonnello. (Sorvoliamo sul nome di battesimo.)

E’ la tata di casa, ed è stata bruciata con acqua bollente perché si è rifiutata di picchiare la bimba, rea di piangere incessantemente. (Chissà come mai piange sempre.)

Dopo il ricovero in ospedale, al rientro in casa i coniugi la hanno riassunta, ma non pagata, senza vitto e senza alloggio. Con la minaccia al resto dello staff di non aiutarla, pena la stessa sorte.

Adesso Shweyga aspira solo a tornare in ospedale, per avere almeno un tetto sulla testa.

Giudicate voi.

http://www.youtube.com/watch?v=xHTZMaQt0zY

Settembre 2011